East Side, seminterrato sulla
Columbia Street
- Harry James Scott. Harry James
Scott JUNIOR. Ecco tutto quello che mi ha lasciato mio padre. Un
NOME. Il suo fottutissimo nome. E cosa dovrei farmene del suo nome,
della sua fama da TRAFFICANTE di merda? -
Parlo da solo e fisso lo specchio
del cesso davanti a me. Mi CARICO.
- Ma adesso non sono più
“Junior” per NESSUNO. Adesso, fanculo, sono “quello del
COBALTO”. La miglior merda che puoi trovare per strada al giorno
d'oggi. Pulita, comoda, pochi effetti collaterali, SBALLO
assicurato. La richiesta aumenta ogni giorno, e ogni giorno
abilmente danzo sul gioco della domanda e dell'offerta affamando la
CITTÀ... senza mai lasciarla veramente a secco. La
dipendenza. Grande invenzione -
Mi sono appena iniettato sotto
pelle una DOSE. Una dose speciale, “corretta”, potrei dire. Buddy
l'ha preparata appositamente per me, è diversa dalla roba che
mandiamo in giro. Al momento sono l'unico che ne fa uso in tutto il
fottuto globo. Sintetizzarla è un CASINO di cui ho sempre
capito poco: strumentazione da migliaia di dollari, lavoro a
bassissime temperature, processi di raffinazione complicatissimi,
gran spreco di materie prime. Il risultato però è
ECCEZIONALE. Gli effetti possono sembrare gli stessi del Cobalto ma
portati all'ennesima potenza: basti pensare che questa dose speciale
te la inietti direttamente nel CUORE o giù di lì. Il
Cobalto, a confronto, non è altro che cocaina particolarmente
pura.
Mi sciacquo la faccia. Pochi
secondi e arriva la botta iniziale, degna della migliore ERO. Più
viscerale del più intenso ORGASMO della tua vita. Mi aggrappo
ai bordi del lavandino mentre sento tutti i miei muscoli che fremono,
come percorsi da una SCOSSA. Le gambe si tendono allo spasmo, i nervi
delle braccia salgono in rilievo, mi si gonfiano le vene del collo.
Sto da DIO.
Ho del lavoro da fare, stanotte.
Un incontro “diplomatico”, hanno detto. I tre boss delle maggiori
famiglie dell'East Side manderanno i loro ambasciatori del cazzo a
contrattare una SOLUZIONE. Perché non posso continuare così.
Non posso prendermi tutto il quartiere. Ci sono regole, territori,
mazzette da elargire.
FANCULO. Io non tratto con i
servi. Io non tratto con nessuno. Non mi spezzo e non mi piego: io
ottengo ciò che VOGLIO e basta.
Mi allaccio le All Star azzurre,
mi infilo una canottiera rovinata e mi butto addosso il mio giubbotto
di pelle. Fa FREDDO, dicono. Il TG ha annunciato un brusco calo delle
temperature fin da stanotte. Sarà, ma io sto così fatto
che non sento NIENTE, se non un piacevole tepore che promana dalla
mia stessa pelle. Sono su di giri, anche se “su di giri” è
riduttivo. “Matto come un CAVALLO” rende meglio l'idea. Scendo
per i marciapiedi silenziosi di Columbia Street e respiro forte
l'aria della notte. Le anfetamine sintetizzate nel Cobalto fanno il
loro effetto: è come se il mondo girasse a RALLENTATORE. Le
automobili che mi scorrono affianco, i rari passanti che incrocio e
che mi osservano tesi e imbarazzati dal mio sguardo allucinato. Sì.
E' come se tu fossi abituato a vedere la vita in bianco e nero e
improvvisamente inventassero il COLORE.
Continuo a camminare verso il
luogo dell'appuntamento, non è lontano. Il Preacher's Bar è
un bar h24, abbastanza distante dai traffici di ogni famiglia, ai
confini del quartiere. Si dice che il proprietario sia un REVERENDO
dell'Alabama, che si è spretato perchè ha perso la fede
nell'uomo. Non fatico a dargli ragione. Imbocco uno stretto vicolo e
godo nel sentire che la DROGA rende tutti i miei sensi più
attenti, le percezioni sfiorano il paranormale. Sento il SUONO della
prima goccia di pioggia che si posa a terra. L'ODORE del toast che
sta cucinando la grassa signora al secondo piano dell'edificio
davanti a me. Potrei individuare l'esatta TRAIETTORIA di un
proiettile basandomi solo sull'inclinazione della pistola. Potrei
farlo in tempo reale.
Quando arrivo davanti al
Preacher's li trovo lì, tutti incappottati, che scalpitano per
vedermi: il russo, il cinese, l'ispanico. Già, anche russi e
cinesi che si ODIANO da generazioni sono fianco a fianco per trattare
con me. Dovrei sentirmi onorato ma non me ne fotte NIENTE. Sono stati
onesti, non hanno portato scorte o gorilla vari, anche se
probabilmente sotto gli impermeabili tengono un arsenale. D'altronde
tre contro uno, per giunta scheletrico e tossico, non hanno nulla da
temere, no? Leggo la TENSIONE sui loro volti e capisco che ci tengono
davvero al buon esito di questa chiacchierata, sperano di risolvere
tutto pacificamente. Sperano che nessuno si faccia male. Poveri
STRONZI.
Cominciano a parlare ma mi
frantumano le palle dopo tre secondi netti. Li sento blaterare di
“rispetto”, di “convivenza civile”, di “parole d'onore”.
Rispondo con uno sguardo inebetito e vuoto: ok, ammetto che la mia
capacità attentiva sotto l'effetto di sostanze non è il
massimo. E poi mi ero incastrato a guardare un GATTO randagio col
pelo striato. Avrà attraversato la strada almeno una dozzina
di volte. Che cazzo starà facendo? Caccia? Pattuglia il suo
territorio?
- ... e perciò... reciproca
convenienza economica... i profitti si moltiplicherebbero... -
Dio, sentiteli. Sembra di stare a
parlare con dei MAGNATE dell'alta finanza. Ma noi siamo criminali,
cazzo. Qualcuno deve esserselo dimenticato. Per fortuna noto la mia
SCARPA e le sue stringhe sciolte. Mi chino per allacciarle. Alzo
l'orlo del pantalone e sento il metallo legato alla caviglia e
nascosto nel calzino. Il BATTITO del cuore aumenta.
- Vedete, cari i miei
stramaledetti commercialisti, non ho intenzione di farvi perdere tempo –
esordisco – Immagino voi siate venuti qui animati dalle migliori
intenzioni, per ottenere un accordo, un compromesso. Ma io non
cederò, non indietreggerò. Questa cazzo di città
sarà MIA, presto o tardi, lo vedrete. Pertanto non fate
perdere tempo nemmeno a me e andate a fare il culo. Io non sono
venuto qui per ascoltarvi ciarlare. Sono venuto qui per il SANGUE -
Emetto l'ultima sillaba e in un
decimo di secondo estraggo il serramanico, lo apro e spicco un SALTO.
Mi avvinghio all'enorme russo e gli pianto il coltello nel collo.
Sono una pantera. No, sono una fottuta TIGRE. Sono un cazzo di lupo
mannaro e la lama è il mio ARTIGLIO, le mie zanne. I due
stronzi sopravvissuti non ci stanno capendo un cazzo mentre la
giugulare del siberiano spruzza e imbratta di ROSSO me e loro. Tirano
fuori i loro mitra e sparano alla cieca. Troppo LENTI. Mi faccio
scudo col corpo del russo poi piroetto e sferro un calcio potente al
ginocchio del cinese. Sento distintamente il “CRACK” della
rotula. Questo si piega urlando e io gli conficco la lama da sotto in
su nel mento. L'ispanico si sta cacando sotto e lascia partire un
paio di raffiche. Lento lento. Io salto sulla schiena del cinese
accasciato e la uso come un trampolino per avventarmi dall'alto
sull'ultimo rimasto. Sono un NINJA, un guerriero ombra. Sono un eroe
di un film d'azione, di un videogioco. Sono Enzo e sono LARA CROFT.
Atterro coi piedi sul petto dell'ispanico sbattendolo a terra, poi
calo il coltello quattro, cinque volte su di lui, finché non
mi si spezza la lama. Vatti a fidare della roba comprata alle
bancarelle.
Mi alzo da terra e osservo lo
SPETTACOLO: si sarà svolto tutto in nemmeno dieci secondi.
Attorno a me si è creato un piccolo capannello di gente, gli
aficionados del bar, depressi attaccati alla bottiglia fino alle
prime luci dell'alba.
- Cazzo avete da guardare?! -
Spariscono come TOPI. Io mi apro
il giubbotto e estraggo dal fodero l'altro coltello. Quello VERO, da
caccia, con lama seghettata.
Vi chiederete: perchè il
coltello? SCONTATO. Le pistole sono troppo comode, rendono la morte,
l'omicidio, una faccenda semplice, quasi “distante”. Le pistole
sono per i codardi. Se non ti sporchi di sangue non puoi dire di aver
ucciso veramente qualcuno. E poi, in quest'era di giubbotti
antiproiettile e kevlar, non puoi mai esser sicuro di aver steso
qualcuno finché non vedi zampillare il suo sangue sul
MARCIAPIEDE.
Faccio appena in tempo a
ripararmi dietro una macchina che arrivano i primi proiettili. Ecco
la cavalleria, gli amici nascosti dei tre agenti finanziari che mi
hanno mandato contro. Probabilmente pronti a farmi fuori nel caso
avessi rifiutato la loro “PROPOSTA”. E mi sembra di essere stato
chiaro sul rifiuto.
Saranno mezza dozzina, forse più,
armati con fucili automatici probabilmente. Nessun problema. BACIO la
lama del coltello e ricomincio la mia danza.
Quando ho finito mi avranno
colpito almeno due o tre volte ma io non sento niente. Una strage. E
io non sento niente. Non sento rimorso, non sento DOLORE, non sento
di perdere sangue. Sono IMMORTALE. Il Cobalto, nella sua versione
“custom”, è anche questo.
E' per questo che mi rispettano.
Per questo tutti vogliono lavorare con me. Sono l'unico leader così
PAZZO da continuare a sporcarsi le mani. La vicenda di questa notte
risuonerà per mesi nei racconti delle baby-gang, nelle bettole
degli ispanici, fra gli ubriaconi slavi e nelle tane dei fottuti
mangiariso. Avranno TERRORE, sapranno che non si scherza con me, non
si scende a patti con me. Lo scopo è raggiunto, ci penserà
Buddy poi, a ricucirmi. Tiro fuori dai jeans una fiala AZZURRA e me
la premo nel petto, sotto il pettorale sinistro, fra le costole. Aah.
Meglio di qualsiasi adrenalina.
Mentre mi incammino verso il mio
seminterrato sono SERENO, ho la mente sgombra. So che di tutti quelli
nel bar, nemmeno uno oserà sollevare il telefono e chiamare la
polizia. Quello che succede nell'East Side rimane nell'East Side.
Cosa la paghiamo a fare, altrimenti, la POLIZIA? Lo sanno tutti dove
abito, ma nessuno mi è mai venuto a cercare. QUESTO è
il terrore.
Metto un piede davanti all'altro
e inspiro a pieni polmoni l'odore del SANGUE. Quel sangue che mi
macchia il giubbotto, la canottiera, le stesse scarpe. Quel sangue ha
un odore così forte che copre qualsiasi altro profumo. Persino
il SUO profumo, stampato indelebile nei miei ricordi.
Poi
lo sento. Non dovrei, ho tanto di quel sangue addosso che non è
possibile. Ma lo sento. Il profumo dei capelli di mia madre. Mia
madre morta. Mia madre ammazzata da quello stronzo di cui porto il
nome. Mi guardo attorno e mi scopro ad aver PAURA, per la prima volta
in tutta la serata. Le ombre dei lampioni e dei cassonetti prendono
vita, si muovono, e il profumo diventa sempre più forte. Sto
diventando pazzo. Forse
lo sono sempre stato. E' la droga. Sul
muro accanto a me le ombre vanno a disegnare una figura sinistra,
mostruosa: vedo CORNA, vedo ali e code. Non ci capisco più un
cazzo e mi allontano dal muro quanto possibile, senza però
riuscire a staccarne lo sguardo. Mi sta partendo la testa,
lo so. Sono solo allucinazioni, nient'altro che allucinazioni. Poi
ancora quel profumo, INTENSO.
- Tutta la tua SOFFERENZA. Tutto il
tuo SANGUE. E' MIO -
E' la mia voce che sento. Eppure
non è la mia. Mi tocco la gola mentre la figura sul muro mi
fissa con i suoi occhi di FUOCO.
Quello che vedo nel suo sguardo è
TROPPO. Qualcosa scatta nel mio cervello, l'io cosciente non regge e
va a rifugiarsi in un angolo remoto. Comincio a correre come un
indemoniato, senza curarmi di niente, mentre sbatto addosso a
cassonetti e specchietti di automobili. Faccio i GRADINI a tre a tre,
entro in casa e busso in camera di Bud. Dalla sua faccia non devo
essere messo granché.
Poi vado in SHOCK.
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